Il nome

L’asso di cuori

Circa settant’anni fa veniva pubblicata la biografia di Guido Keller, pilota della gloriosa 91a Squadriglia degli “Assi” durante la Grande Guerra. Il titolo, “Asso di cuori”, era mutuato dall’insegna da lui stesso scelta e adottata come simbolo d’identificazione personale.
L’opera, purtroppo, complici la retorica e la “pruderie” tipiche dell’epoca, non rende piena giustizia alla complessità del personaggio, costretta dall’autore ad incanalarsi in schemi troppo rigidi. Per ricostruirla, oggi sono disponibili pochi accenni e il piacevole libretto di memorie scritto nel 1978 da Francis Lombardi, ma il compito è di tale fascino da valere il rischio di essere imprecisi. Per cautela, non per ridondanza, giacché davvero la figura di Keller non può essere tracciata che al di sopra delle righe. Di lui oggi si ricordano principalmente le beffe, quale il lancio da un aereo di un orinatoio in ferro smaltato su Montecitorio, durante l’avventura fiumana; ma a uno studio più attento, la figura appare più sfaccettata e le indubbie stramberie si rivelano solo il lato visibile di una personale concezione della vita e del mondo. Il desiderio di “assoluto” e di affermazione dell’uomo quale individuo in se, provoca un’ansia inappagata che, specie nell’ultimo periodo della vita, mostra una vena di profonda disperazione. La costruzione della propria esistenza quale opera d’arte avvicina Keller al suo grande amico e maestro d’Annunzio in maniera più intimamente sentita, spontanea e meno manierata di tanti pallidi epigoni e tronfi imitatori del poeta abruzzese.
Nato a Milano il 6 febbraio 1892 da una famiglia di origine elvetica con una prospera attività industriale nel campo tessile, Guido Keller di Kellerer mostrò fin dall’adolescenza una passione per l’arte e la letteratura non disgiunte dalla cura del corpo, esercitata con la ginnastica, lunghe passeggiate e bagni di sole, di cui può, per i tempi, considerarsi un pioniere.
L’insaziabile ansia di provare e conoscere, che caratterizzerà poi tutta la sua vita, lo portò a conseguire il brevetto civile di pilotaggio a Cameri nel 1914, dopo aver assistito ad alcuni voli su Torino. L’11 maggio 1915 venne richiamato alle armi e destinato, come ovvio, alla Malpensa quale allievo pilota. Cominciarono così i contrasti fra il rigido formalismo dell’Esercito e l’esuberante e anticonformista Keller, non per una sorta di ribellione e di insofferenza alle regole fine a se stessa, quanto perché il giovane militare non intendeva derogare per nessun motivo dal suo stile di vita. Così finì presto agli arresti per la folta e lunga capigliatura corvina. […]

Paolo Varriale

fonte: http://rivista.aeronautica.difesa.it/indice.asp?id=5&art=228

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